sabato 4 aprile 2020

ANDRA' TUTTO OK

(Sono ancora l'ultima titolare indiscussa di ansie venerande, intrinsecamente vigenti: irrefutabili!)

SPIEGAZIONE
Mi duole essere incompresa e tengo troppo alla benevolenza del mio folto pubblico per non fornire una chiosa esaustiva a questo fausto post. Dunque... da dove cominciare? Dal titolo, ovviamente. Ovviamente riecheggia l'attuale slogan nazionale siccome, ad esso titolo, fa eco il nome dell'immagine: "sANDRA bullOK", più o meno ricalcante il nom de plume di una certa attrice, sepolta viva in un qual certo film (The vanishing aka La svampita). Ora, si dà il caso che Viviana, come Alice Liddell (e Alice è infatti il suo secondo nome), ci abbia due sorelline piccine picciò, Sandrine und Christine, sicché con l'immagine del Cristo ingabbiato rinomata Sandraeccetera ella, Vivi, prende due piccioni con una fava e distilla un po' della sua vita privata nel suo peraltro arido blogghino. Da qui l'etichetta "two sisters", ma è un "da qui" punto e basta? No, è un "da qui in poi". Infatti, essendo Vivi una avida lettrice del Nabokov (e non sa il perché), le venne in mente un avido racconto del suddetto intitolato Le sorelle Vane (aka The Vane sisters) (da notare la risonanza del Van, e Van Holbein è peraltroaltro il nom de pennell dell'autore del soprastante dipinto*, sia detto per dell'inciso), facente parte di un'antologia a sua volta nomata Una bellezza russa, e da qui (eccone un altro) il Cristo che russa (se vi storpiate la vista potrete notare due allegri "ron-fiii" all'altezza del Suo santo labbro). A questo punto Vivi si chiede: "Come fare a citare il racconto del Nabokov senza che nessuno se ne accorga?". Bella domanda. Ora (è anche un pullulare di "ora"), si dà il caso (e di "caso") che quella storiella, molto molto bella, sfoggi in epilogo un delizioso acrostico. Dunque, Viviana pensa: "Ci infilo un acrostico!", e così fa: "SALUTI DA VIVI!". E questo è tutto. No. Per suggerire alla cara lettrice la presenza fantasmatica dell'acrostico, ella appiccica (ma sarebbe anche ora di tornare, se mai vi fummo, alla prima persona), e quindi appiccico l'etichetta "agrofobia" (per un istante mi ero illusa che "acrofobia" fosse le mot juste ma... non è così, datosi che essa significa la paura delle altezze, non degli spazi aperti), una contrazione forzata di "agorafobia", la quale promana nel prefisso una specie di eco di "acro" raffreddato. Ed è a questo punto che Vivi (e dài) realizza il dispetto del caso: "agrofobia" cioè "Paura delle cose acerbe". Dio, se è vero. 

* Svanito, ahilui. Temo di avere infranto un qualche copyright, o Dio sa cosa, e il dipinto s'è involato. Al suo posto mi sembra di scorgere un stop: Vivi, non farlo mai più! Non osando rispiaccicarlo, passo alla descrizione a viva voce: vi era in esso un Gesù come mamma l'ha fatto, con un graffietto sul costato glabro e un buchino bello grosso sul dorso della virile mano (presunto lascito di una crocifissione). Codesto Gesù giaceva in una bella cassa a cui era stata estirpata la quarta parete (e qui faccio l'occhiolino al RRoby, ovunque si trovi: mi dicono che abbia fatto carriera, non so). Ad un tratto, il Cristo chiude gli occhietti ed emette un placido "ron-fiii" (mio restauro). Fine. Comunque, il quadro è dell'Holbein (aka Van Holbein) il Giovane, detto il Vecchio, perché dimostrava più della sua età e tutti facevano confusione con il padre, Holbein il Vecchio, detto il Giovane, che era vegetariano e conduceva una vita sana e laboriosa e non fumava. Oh-oh-oh. Cercatevelo su Google, ma anche su Yahoo!, aggiungete con la fantasia gli interventi del mio restauro, e non rompete.

P.S. Il dipinto è risaltato fuori. È resuscitato, per così dire.